Regia di Pupi Avati. Un film con Filippo Franchini, Lino Capolicchio, Cesare Cremonini, Gabriel Lo Giudice, Massimo Bonetti. Genere Drammatico – Italia, 2019, durata 86 minuti. Uscita cinema giovedì 22 agosto 2019 distribuito da 01 Distributio
Voto 5,5
Durante gli anni 50 nel nord-est dell’Italia, in un paesino rurale dove bigottismo e pregiudizi vanno per la maggiore, un ragazzino uccide un suo coetaneo perchè convinto fosse il diavolo in persona; parte da lì una complicata indagine.
Dopo ben 12 anni il regista Pupi Avati, torna all’ Horror, genere che non solo a mio avviso, è quello in cui ha maggiormente brillato, non a caso ancora oggi infatti, film come “La casa dalle finestre che ridono” e “Zeder” sono considerati dei “cult” assoluti. Per noi amanti dell’Horror quindi l’attesa è stata davvero spasmodica.
Il signor diavolo è però l’horror meno bello del maestro Avati, parte con un primo tempo di interminabili e talvolta anche noiosi dialoghi, il soggetto nonostante sia fitto di mistero, non suscita particolare curiosità, la recitazione del protagonista Gabriel Lo Giudice, ma soprattutto quella del piccolo Filippo Franchini, lasciano davvero molto a desiderare, soprattutto da un punto di vista di dizione. A differenza di altri pareri con i quali mi sono confrontato, a me il lungometraggio, personalmente non ha incusso nemmeno un minimo di suspense, anzi!
Nel film non mancano riferimenti e citazioni a “La casa dalle finestre che ridono” e “Magnificat” lo dimostrano la presenza degli attori Lino Capolicchio e Gianni Cavina, le suore e i paesaggi allo stesso tempo affascinanti e lugubri della provincia di Ferrara. Apprezzo comunque che il maestro si sia spinto in scene abbastanza violente e macabre, rivolgendosi quindi ad un pubblico ben mirato, non badando di certo al pieno incassi al botteghino e al realizzare un “Film per tutti”, il finale anche se lascia un minimo di dubbi, spiazza sicuramente in positivo (Nota più positiva del film, con la recitazione dell’ottima Chiara Caselli). Per quanto mi riguarda però, a differenza degli altri Horror di Avati che ho visto e rivisto, lo considero un capitolo chiuso e torno a vedere il superbo “L’arcano incantatore” il mio preferito.