Cari Maccheroni, così come quando induco alla trance, vorrei oggi portarvi a visualizzare una quercia. La quercia è un albero secolare, maestoso, deciduo, sempreverde, terapeutica non solo per la possenza e bellezza ma anche per le proprietà della corteccia. Essa serba in sé l’energia di coloro che si sono seduti ai suoi piedi. Si tratta di una pianta fagacea che si adatta in diverse situazioni e condizioni climatiche. Tuttavia cresce molto più rigogliosa in terreni profondi, ben drenati e predilige posizioni soleggiate.
Ecco come deve essere trattato il corpo umano per potere invecchiare egregiamente e non divenire una pianta secca, morta, dentro e fuori. Occorre cura, ambiente favorevole, serenità, clima e temperature ideali, la giusta e corretta alimentazione nonché nutrizione dell’anima e della mente oltre che del corpo e delle relazioni. In altre parole, per potere sopravvivere in tutta la propria bellezza occorrono forza, calma e radicamento.
La giovinezza è come la verginità, qualcosa di intimo che resiste al tempo. La vecchiaia, così come la verginità, non è la condizione di chi non è mai stato bello, così come il puro non è chi non ha mai avuto rapporti sessuali. Non sarà mai vecchio chi vive nella gioia e nella felicità. Non lo sarà mai chi vuole essere giovane, bello, fit. Da bambini ci insegnano che per essere bravi occorre studiare. Da grandi non è con la laurea che si può considerare ultimato un percorso di studi perché, invero, occorre documentarsi e aggiornarsi per tutta la vita, rimanendo al passo con i tempi che subiscono continuamente profonde trasformazioni sociali. Così è la bellezza: un dono naturale che deve essere mantenuto attraverso lo sport, le creme, l’alimentazione e il temperamento, non solo da lunedì ma da 0 alla fine dei giorni.
Il percorso che si inizia da bambini è soggetto a variabili ma le regole sono sempre le stesse.
Quando una pianta è secca vuol dire che è morta. Le piante possono seccare e appassire per vari motivi proprio come una persona ma questo processo si può evitare, attraverso lo studio e l’applicazione di determinate regole fin dall’inseminazione. Se si maltratta, trascura, lascia sola, non si ama, non si cura un essere umano si comporta nello stesso identico modo: invecchia e deflora. Si può salvare attraverso procedimenti certamente validi ma non è la stessa cosa e non sarà lo stesso risultato di chi, con costanza e perseveranza, ha lavorato e faticato prima di arrivare a una certa età, non dopo. Tutto ciò che si tenta di recuperare all’ultimo minuto sarà più che altro una fatica di Sisifo.
Così come, quindi, bisogna studiare come non fare appassire una pianta così occorre erudirsi su come fare a evitare gli effetti collaterali dell’invecchiamento. Così come si pensa che una pianta avvizzita ha perso la bellezza, così si considera brutto un individuo (uomo o donna) rattrappito. Il pensiero deve essere, però, corredato di compassione e comprensione, non di giudizio e parole offensive del tipo: “odora di morte”. Il paragone con le piante è azzeccatissimo se pensiamo che si può fare rinascere e ringiovanire anche un essere umano mettendo in atto le opportune strategie e, semplicemente, amandolo. Solo quando subentrano malattie come l’Alzheimer e quant’altro, anche come conseguenza delle mancanze personali, relazionali e ambientali, non si può fare altro che fare in modo che si arrivi alla fine con dignità e decoro. Gli anziani sono coloro che, da giovani, si sono presi cura dei figli, nipoti. I bambini sono, di certo, più gestibili perché, in genere, sono costretti a fare ciò che è giusto per l’adulto mentre può capitare che l’anziano, oltre a perdere la tenerezza, perda il senno e, perciò, sia più difficile prendersene cura. Tuttavia è un dovere morale di tutti noi cercare le migliori soluzioni prima ancora che si arrivi al dunque o all’altare. I vecchi sono le nostre querce dove troveremo sempre amore e rifugio da ricambiare con la corretta forma di protezione.






