Alziamo la curva del rendimento basale degli anziani. La parola chiave è la resilienza

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Le riflessioni di oggi nascono dalla mia partecipazione al webinar in diretta sul canale YouTube del Centro Gobetti (https://www.youtube.com/c/CentrostudiPieroGobetti) giovedì 4 marzo 2021 dal titolo “Il diritto alla vecchiaia in tempo di CoViD-19. Fra compassione e ageismo, fra solidarietà ed egoismo“.

Pietro Polito (Direttore Centro Studi Piero Gobetti) ha parlato di vecchiaia offesa. La situazione che emerge leggendo i testi raccolti è disperante. La vecchiaia in questa società attuale è diventata un peso da sopportare e non da supportare, la stessa che una volta era considerata una risorsa di saggezza. Essa è, invece, espressione di autorevolezza o auctoritas, in latino. La vecchiaia dura poco, dice Bobbio. Si è quello che si è amato, compiuto, pensato, ricordato. Nella rimembranza si può ritrovare se stessi. L’amaro assunto che ne viene fuori vede, dunque, prigionieri infelici che aspettano l’inevitabile avvicinarsi della fine reclusi all’interno delle RSA (Residenze Sanitarie Assistenziali). La condizione del vecchio più difficile da sopportare è quella degli anziani cronici non autosufficienti. Ciascuno di noi può dare il proprio contributo grande o piccolo per cambiare questo doloroso divenire. Come si misura il grado di civiltà di una nazione? Non solo dal grado di progresso tecnico ma anche in base al fatto che tale avanzamento non avvenga vilipendendo la morale. La vecchiaia deve essere più che una decorosa e dignitosa senescenza.

È seguito l’intervento di Antonio La Porta (Ricercatore Centro Studi Piero Gobetti) sui valori giuridici nella terza etàStiamo assistendo a una riduzione della tutela giuridica al solo aspetto della salute fisica. È venuta meno la compassione, alla base di qualsiasi legame sociale. Questa indifferenza verso l’altro, nei confronti della condizione degli anziani non riesce a motivare le scelte giuridiche da parte delle autorità. “Autorità” nei tempi antichi era legata al concetto di “integrità”. Nel 1915 si è introdotto il concetto di difesa dell’integrità fisica, il diritto di ciascun essere umano a non subire menomazioni del proprio aspetto esteriore, fino ad arrivare alla realizzazione di una vita morale come fondazione umanistica. La dignità non può essere legata alla sola difesa della salute fisica perché l’anzianità è una fase della vita giuridica. L’anziano non può essere trattato in maniera speciale o diversa rispetto agli alti esseri umani ma bisogna considerare la sua vulnerabilità, ovvero la minore autosufficienza, le sue condizioni di svantaggio. Affermare che un soggetto è fragile non deve significare sottovalutare e far venire meno la sua umanità.

Gianluca Isaia (Dirigente Medico Geriatria U, AOU Città della Salute e della Scienza di Torino) ha avvalorato con la sua argomentazione il fatto che sono stati commessi degli errori e degli abusi nei confronti degli anziani. La pandemia ha alterato gli equilibri? Abbiamo visto ciò che il COVID ha generato non solo negli anziani. In condizione di pandemia la situazione poteva essere gestita in maniera diversa. Per la geriatria esistono diversi tipi di individui anziani fra cui spicca il tipo estremamente brillante, senile solo anagraficamente ma che di fatto non rientra fra gli attempati. Cos’è la fragilità se non un equilibrio che in medicina è una omeostasi. Tutto deve essere bilanciato, funzionale. Il paziente diventa più sguarnito a causa delle alterazioni o degenerazioni che caratterizzano la sua fase vitale.

Quali sono questi cambiamenti? Ci si deve aspettare un aumento della massa grassa, una riduzione dei riflessi, del metabolismo dei farmaci, tutte queste cose non sono una malattia ma una trasmutazione di status. Questi stravolgimenti possono essere compensati a meno che non avvengano in maniera repentina o, aggiungo io, non siano messe in atto delle strategie molto tempo prima che accadano. La pandemia può essere considerata cosi forte da aver accelerato questo processo al punto da renderli meno autonomi? Esiste una condizione detta delirium che può verificarsi in qualsiasi tipo di paziente. In sostanza, il cambiamento della routine quotidiana crea più danni in un individuo definibile anziano piuttosto che in uno giovane o molto fit, in forma.

Banalmente, il non ricevere le visite dei figli, dei nipoti altera l’universo di tutti a cui si aggiunge la normale e fisiologica reazione di paura di morire già implicita in chi è grande di età. È molto funereo che non vedano mai i propri familiari quando sono ricoverati. Questo può essere considerato un abuso. Non si può non parlare di soprusi e ingiustizie quando il vecchio che va in una casa di riposo è visto come un essere umano che ormai non serve più a nulla e che va isolato. D’altronde, non è previsto l’opportuno supporto alle famiglie che hanno un anziano ricoverato.

Rossana De Beni (Professore Ordinario, Dipartimento di Psicologia, Università di Padova. Presidente di SIPI, Società Italiana di Psicologia dell’Invecchiamento, Padova), si è soffermata sul tema dell’invecchiamento al femminile. Una donna vecchia non è come un uomo vecchio, dice la De Beni. Quando si parla di diritti viene in mente l’uomo ma quando si parla di odore di morte si parla della donna. Il focus va sempre sulle fatiche delle donne e, in questo caso, su tutto il grandissimo movimento antiage che comprende palestre, diete, sfinimenti e quant’altro per mantenere un aspetto giovanile e nascondere l’età o rallentare il processo dell’invecchiamento.

Luciano Peirone (Psicoterapeuta, Torino. Comitato Scientifico di FIAPA, Fédération Internationale des Associations de Personnes Âgées, Parigi. Comitato Scientifico di SIPI, Padova) ha, infine, puntato i riflettori sul Diritto alla vecchiaia, sì, ma anche sul personale dovere all’Invecchiamento Attivo e Salutare. Si parla, in effetti, di soggetti marginalizzati perché tanto non sono produttivi. Occorre allora alzare la curva del rendimento basale e indurli a sublimare la loro condizione da anziani passivi ad anziani motivati-attivi! La parola chiave è resilienza, un lemma flessibile, dinamico, prettamente psicologico che deve essere creato e costruito dal soggetto stesso per contrastare gli attacchi del tempo e degli altri. Un invecchiamento attivo e salutare dovrebbe permettere, attraverso l’abilità cognitiva della resistenza agli urti, un rilancio della persona a qualsiasi età che vuol dire anche essere in grado di produrre le migliori mutazioni cellulari. Il tempo va vissuto e valorizzato, al tempo stesso. Lo studio è la migliore preveggenza della vecchiaia, dice Aristotele.

Concludo questa bella riflessione nata dall’aggregazione di menti eccelse del nostro Paese con un aforisma che ho creato per l’occasione: Per essere belli e bravi ci vogliono le stesse cose: la perseveranza, la strategia, lo studio, la fatica. In altre parole, non c’è nulla di gratuito, non si può neanche incanutire in pace (lol). Per farlo nel modo migliore possibile occorre pensarci molto tempo prima, per non essere considerati inutili, per limitare i danni e gli effetti della degenerazione cellulare. Bisogna curarsi nell’aspetto e nell’assetto mentale, relazionale e fisico per tutta la vita e non solo da lunedì.

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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