Commemorazione dei nonni. A voi tutte, anime scomparse, auguro il più lieve dei viaggi

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Andare dai nonni, gustare le loro prelibatezze, sentire certi odori, non avere mai visto una babysitter, ricevere la paghetta pure da loro, pensare alle ciabattine di stoffa ricevute come al dono più prezioso mai avuto, essere amati incondizionatamente, avere loro nei nostri ricordi più belli, diventare noi stessi dei nonni, credo che sia tutto parte di un patrimonio umano inestimabile e raro.

Salire la scala del palazzo dei nonni era come trovarmi in un’opera di Escher.

 

Cari Maccheroni, vorrei usare i miei arnesi oggi, quelle lettere che io metto insieme tanto da dare vita a una sinfonia, in modo da esprimere il mio cordoglio per la scomparsa dei nostri nonni, seppure non tutti abbiamo avuto la fortuna di conoscerli. Non so se avvertirete fra le righe la mia emozione nel tentare di dare il giusto valore a queste figure così importanti e così indimenticabili. Vorrei riuscire a farlo per coloro che non hanno avuto la possibilità di crescere con loro e per avvalorare le mie più sentite condoglianze per la scomparsa del nonno di una mia cara amica. In qualità di Doddessa e del verbo che mi piace rappresentare e declinare in tutte le aree voglia questo scritto fungere non solo da necrologio in onore al nobile defunto ma anche come una sorta di “messa di suffragio”, senza acritico eccesso di benevolenza nei miei confronti e sperando che il mio saluto e la mia preghiera, certamente originale, non sia interpretata come un blasfemo da chi crede solo nei riti ufficiali e osannati perché nel mio giardino, nel mio tempio, nella mia galassia tutto ciò che è fatto con amore e con fini nobili non attinge in alcun modo a ciò che non è puro. In fondo, tutti i riti sono stati ideati da esseri fatti di carne e ossa come me e le orazioni sacre sono, anche esse, frutto della mentalità e del pensiero di un mio simile. Toccherò un tasto dolente e ignoto a noi studiosi come ai religiosi: quello della morte. Nel farlo, proietterò le mie credenze, le mie supposizioni, le teorie che non sono mie ma che ritengo verosimili o più vicine alla verità e le mie tracce mnestiche, vividi e forti nella mia mente, come se fossero rimaste impresse da ieri.

Fino a grande, dopo la scuola o l’Università, io correvo dai nonni. Era incredibile come riuscissi a galoppare sulle mie gambette con tutti i pesi che ero costretta a portarmi, dizionari, libri di almeno 2 kg. ciascuno che facevano pesare lo zaino fino a 10 kg., se la matematica non è un’opinione. Erano circa 10 minuti di strada a piedi e, poi, suonavo il citofono, sentivo quella voce dolcissima e felice che fossi arrivata. Mi aspettava accorata al decimo piano. Non so se avete presente quei palazzi antichi, forti, immensi, pieni di intarsi ed elementi pregiati di varia materia, soprattutto, il marmo che aveva un odore caratteristico. Entravo nell’atrio del condominio e mi si rinfrescavano le ossa. Era enorme quella costruzione. Non c’era l’ascensore ma io saltavo i gradini alti come se le mie gambe fossero lunghe! Non vedevo l’ora di abbracciare mia nonna. Sentivo mentre salivo l’odore della sua cucina, dei buccellati appena sfornati, della pasta col ragù, delle melanzane alla parmigiana, del pane fatto in casa, dei biscotti, etc. La scala era maestrale e le rampe che congiungevano i vari pianerottoli erano interminabili. Era come essere racchiusa in un’opera di Escher, fatta di colonne in stile ionico, incisioni su legno, tassellature di piani e di spazi, motivi a geometrie interconnesse. Era come esplorare l’infinito.

Era come perlustrare i meandri di una mente complessa, fatta di ossessioni, precisione, stile, eleganza, raffinatezza, non era contemplata alcuna distorsione geometrica, tutto era perfettamente in armonia, colori, materiali usati tanto che ancora oggi i palazzi costruiti dallo stesso genio sono ancora perfetti, sono resistiti al tempo, alle persone, alla mancanza del proprio creatore. È una delle interpretazioni più originali di concetti appartenenti alla scienza e all’arte congegnata per ottenere un effetto, ormai, paradossale ai tempi nostri: la stima, l’ammirazione, il riconoscimento. Sto cercando, cari lettori, di descrivervi una delle tante opere di mio nonno, il Principe dei costruttori e un cavaliere del lavoro, dietro il quale c’era una grande donna, di cui credo di avere ereditato il carattere, forte ma tanto dolce, paziente, anche troppo, accondiscendente, saggia, nobile, discreta, leale, intelligente come se avesse avuto in mano i libri di tutto il mondo. Mia nonna riusciva con poche parole o con il solo silenzio ad aprire la mia mente e a riempire il mio cuore di un amore che non conosceva offese, rabbia, rancori, negatività. Ricordo che mi cantava sempre una canzoncina: “E nella vita ci vuole fortuna ed è proprio quella che io ho. Mi basta guardare la mia nipotina e ho il sole in fronte a me!”.

Andare a trovare i nonni, gustare le loro prelibatezze, sentire certi odori, non avere mai visto una babysitter, ricevere la paghetta pure da loro, pensare alle ciabattine di stoffa ricevute come al dono più prezioso mai avuto, essere amati incondizionatamente, avere loro nei nostri ricordi più belli, diventare noi stessi dei nonni, credo che sia tutto parte di un patrimonio umano inestimabile e raro.

Cari nonni, chissà se siete fra quegli angeli che mi hanno salvato la vita diverse volte, che spengono la piastra per i capelli quando la dimentico accesa, che mi hanno consentito di sopravvivere fino a oggi per scrivere con l’inchiostro del cuore queste parole.

Sono certa che state continuando a creare in un’altra dimensione, palazzi, abiti o, mattoncino dopo mattoncino, forse, state costruendo la nostra felicità, la serenità dei vostri discendenti.

A voi tutte, anime scomparse, a Te, nonno della mia cara amica, auguro il migliore dei viaggi, il più lieve.

Non resta di voi soltanto il dolore ma anche i ricordi e questi nessuno potrà mai toglierceli!

Non so dove vanno le persone quando cessano di esistere ma so dove restano (Margaret Mazzantini).

Sono dietro di te, amica. Dedico a te, a tuo nonno e ai tuoi cari le mie reminiscenze, la mia breve commemorazione, sperando di aver fatto cosa gradibile.

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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