Castello degli Schiavi

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Il Castello degli Schiavi, splendido gioiello del barocco rurale siciliano del ‘700, ubicato sulla via Marina (anticamente Via Mulinelli) a circa 1 Km dalla piazza Diana e a poche centinaia di metri dal quartiere di Castello. Come ogni castello che si rispetti anche il Castello degli Schiavi possiede una leggenda: si narra che, circa due secoli fa, un abile medico palermitano, certo Gaetano Palmieri, salvò da una gravissima malattia il figlio del Principe di Palagonia, il Gravina-Crujllas, e che questi, grato, gli donò un appezzamento del suo feudo situato vicino al fiume Fiumefreddo. Il Palmieri volle costruirvi una villa fortificata per abitarla per lunghi periodi dell’anno anche perchè quel luogo era molto gradito alla bella moglie, Rosalia, che amoreggiava, però, con un certo Nello Corvaja di Taormina. Un giorno, purtroppo, sbarcarono dei pirati turchi, i quali si diedero al saccheggio e, giunti al Castello, rapirono i due proprietari; ma, mentre stavano per arrivare alla spiaggia per fuggire furono raggiunti da alcuni giovani armati, con a capo il Corvaja (che dall’alto di Taormina aveva visto approdare le tristi galere). I pirati, così, furono uccisi o vennero messi in fuga ed i Palmieri liberati. Per ringraziare il Padre Eterno fu eretta una Chiesetta, accanto al Castello, dedicata alla Madonna della Sacra Lettera, e fu costruita la loggia nella quale vennero poste le due statue di turchi, che sembrano guardare ansiosi verso il mare, come in attesa di essere liberati dai loro compagni, ed è proprio grazie a queste due statue che il Castello è stato soprannominato “degli Schiavi”. Il castello è di proprietà della Famiglia Platania,  baroni di Santa Lucia. La villa fu costruita tra il 1750 e il 1756, mentre la loggia superiore fra la fine del ‘700 e gli inizi dell’ ‘800. All’ingresso del castello vi è un maestoso portale di ferro con un arco di pietra lavica raffigurante, al centro, un saraceno dal viso arrabbiato, sormontato da una conchiglia tipica del migliore barocco catanese di quel periodo.


L’arco poggia su due false mensole che stanno come a sostenere i due laterali lavici del portale. Tutto il portale alterna rettangoli spianati (con una linea chiusa incavata per tutto il perimetro, posta all’interno di questo di 2,5 cm.) con altrettanti aventi una piramide, atipica al vertice, in rialzo.
Appena entrati si viene subito colpiti dalla loggia presente nella sommità del castello, dalle cui aperture stanno “affacciate” le caratteristiche statue dei due mori e dalla quale il padrone delle terre poteva controllare le lavorazioni nei campi. Essa è alta 3 metri e larga 4,5 x 3 metri. Gli interni constano di un piano inferiore collegato con lo scantinato dove non sembra esserci traccia di palmento, ma era, ed è, un luogo fresco dove mantenere a buona conservazione cibi e vini.Le otto stanze del piano superiore incantano il visitatore perchè ricolme di pregevoli oggetti: quadri di antichi signori, lo stemma dei Gravina in toson d’oro di Spagna, la bandiera con lo stemma dei Savoia, libri di pregio, mobili del secolo scorso.Il Castello gode di un ampio cortile dove è possibile visitare la chiesetta, anticamente dedita al culto di San Giovanni, edificata nel 1544 da Ferdinando Gravina-Crujllas, così come si legge nella lapide posta all’ingresso. In seguito, nel 1840 circa, la chiesetta fu dedicata al culto della Madonna della Lettera. Il Castello degli Schiavi è stato alla ribalta della cinematografia perché luogo scelto da famosi registi che vi hanno girato scene di film: nel 1968 Pier Paolo Pasolini vi girò alcune parti de “L’orgia”; raggiunse la fama mondiale grazie a Francis Ford Coppola che lo preferì per l’ambientazione di scene principali, come l’indimenticabile esplosione della macchina, dopo il matrimonio, de “Il Padrino”, capolavoro vincitore dei premi più ambiti dall’Oscar, al Golden Globes, al David di Donatello, sia parte I (1972) che II (1974).


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