Palermo. Si è svolto ieri pomeriggio l’incontro di Leoluca Orlando con Nichi Vendola, a Villa Filippina

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Tra i temi toccati: le guerre e le migrazioni. Le dichiarazioni

PALERMO. Si è svolto ieri pomeriggio a Palermo al Parco Villa Filippina (piazza San Francesco di Paola 18), l’incontro “Le ragioni della pace” con l’ex sindaco di Palermo Leoluca Orlando (candidato nelle Isole alle Elezioni europee per Alleanza Verdi Sinistra), Nichi Vendola (presidente nazionale di Sinistra Italiana), Pierpaolo Montalto (segretario regionale Sinistra Italiana) e Fausto Melluso (già consigliere comunale per Sinistra Comune; presidente di Arci Palermo) in vista del rinnovo del Parlamento Europeo dell’8 e 9 giugno 2024.

Durante l’incontro dal titolo “Le ragioni della pace” si è parlato di centralità del Mediterraneo, che dovrà essere la sfida del prossimo Parlamento Europeo. Tra i temi toccati: le guerre e le migrazioni.

Nichi Vendola, presidente nazionale di Sinistra Italiana dichiara così:

“La scelta delle candidature di Alleanza Verdi Sinistra è evocativa soprattutto dalla necessità di rimettere la parola pace dentro il dibattito pubblico e non considerarla un orpello retorico, ma è il tema vero. La pace è una desaparecida. Il disarmo è una parola bandita dalle labbra dei politici in tante parti del mondo. E invece credo che il mondo abbia bisogno di pace. Pace ha a che fare con il cambiamento del modello di sviluppo, perché questo è un capitalismo di guerra. Ci sta abituando a convivere con la banalità del male. L’idea che le autorità europee discutano come di un fatto possibile che l’intera Europa diventi scenario di una nuova guerra convenzionale e che qualcuno addirittura evochi l’uso delle atomiche tattiche con questa loffia e un pò mafiosetta definizione delle atomiche, è indice di un degrado, di un’assuefazione a qualcosa di inaccettabile. Inaccettabile quello che accade a Gaza e inaccettabile sterilizzare le notizie e immaginare che una fossa comune con centinaia di corpi, se conviene può diventare una campagna della politica, se non conviene, com’è accaduto in questi giorni a Gaza diventa quasi una notizia di routine. Per noi non ci sono morti di serie A e di serie B. Vorremmo stare sempre e comunque dalla parte delle vittime.

Per questo la candidatura di un uomo che è stato il sindaco di una Palermo della rinascita e della pace, di una Palermo che guardava al Mediterraneo come una civiltà, civiltà dell’incontro, del dialogo, dell’attraversamento dei popoli, dei migranti che vengono a portare ricchezza, non a minacciarci. La candidatura di Mimmo Lucano, che è l’espressione più importante di quanto si possa vivere il tema delle migrazioni capovolgendo il paradigma. Guardiamo ad un’Italia di piccoli borghi che sono spopolati, e a quanto invece ci servirebbe in questo inverno demografico avere migranti che vivificano questi territori. La candidatura di Ilaria Salis è la candidatura contro l’assuefazione alla democratura, a un’Europa con una democrazia a bassa intensità che convive per opportunismo con il regime di Orban.

Ogni candidatura è una storia, è un vissuto, è una bandiera. Credo che squaderni di fronte agli occhi degli elettori un programma politico, che è quello di rompere il silenzio sull’orrore che è diventata la nostra quotidianità. È l’Europa del vorrei ma non posso, è l’Europa che gira la testa dall’altra parte, l’Europa che invece di costruire il proprio lavoro, la propria azione, avendo nella pace la bussola, l’Europa che dovrebbe agire per mettere in campo tutta la sua forza perché la diplomazia torni a parlare e cessi il fuoco, a Gaza e in Ucraina, è un’Europa che invece partecipa attivamente alla corsa al riarmo. Questo è un modo di danzare sulla told del Titanic”.

Leoluca Orlando, candidato nelle Isole alle Europee per Alleanza Verdi Sinistra dichiara così:

“Spero che la mia candidatura faccia riflettere sull’importanza del prossimo Parlamento Europeo, dell’Unione Europea, in un momento nel quale la Sicilia e la Sardegna, il Mediterraneo sono investiti da problemi che devono essere affrontati avendo una visione. Noi siamo dentro un cambiamento epocale, una crisi dell’egemonia dell’Occidente, e occorre che l’Europa che è parte fondamentale di questo Occidente, l’Europa che ha meta di riferimento i diritti umani, si dia una smossa sui temi della pace, della giustizia ambientale e sociale, che non sono temi scollegati. Finalmente si è capito che la desertificazione che fa fuggire i migranti è la stessa che affligge l’agricoltore siciliano o sardo. Finalmente si è capito del cambio di clima evocato da questo governo che ha esponenti di cultura fascista e cosa ancora più grave fa scelte fasciste, rischia di mettere in discussione la stessa democrazia del nostro Paese. Tutto questo dev’essere portato al Parlamento europeo.

Io ho una preoccupazione, che si possa creare una saldatura tra l’efficiente struttura burocratica di Bruxelles, che conosco bene avendo fatto per cinque anni il parlamentare dei Verdi, e la destra intollerante sovranista. Se si crea questa saldatura tra l’assenza di visione progressista della politica e l’efficienza della struttura burocratica di Bruxelles è chiaro che muore l’Unione Europea come punto di riferimento del progresso. Fino ad adesso la politica ha cercato di utilizzare la struttura burocratica di Bruxelles pur rispettandola per contrastare il Covid, per il Pnrr, per cercare di affrontare i problemi sociali, per affrontare il tema dei diritti, ma se si crea quella saldatura si rischia di naufragare. Questa è la prospettiva indicata dai Padri costituenti. Ecco perché la presenza al Parlamento europeo è un’espressione mediterranea. Mi considero un mediterraneo prima ancora che un europeo. Non a caso mi candido per le due grandi isole del Mediterraneo. Occorre raccogliere l’appello che viene dalla mobilità, non soltanto dalle merci e delle informazioni, anche dalla mobilità delle energie. Occorre pensare alle energie alternative. Occorre liberarsi dal condizionamento che produce guasti ambientali. Non sono fatti astratti, ma sono fatti collegati.

Credo che la mia esperienza a Palermo sia stata intesa concreta di passaggio dalla legalità del diritto, quando Palermo era capitale della mafia, a legalità dei diritti quando è diventata città accogliente dove il migrante viene considerato palermitano. E in democrazia l’accoglienza coincide con la sicurezza. È nella dittatura che la sicurezza è alternativa ai diritti delle persone. In una parola: sono un marxista, perché difendo l’unica razza che esiste, quella umana. Quando qualcuno mi chiede quanti migranti ci sono a Palermo, rispondo nessuno. Sono convinto che abbiamo un’unica razza umana e otto miliardi di identità.

Ho dato la mia disponibilità al PD, ponendo però una condizione, o meglio, facendo una confessione: ‘Io non ho correnti, ho consenso ma non ho correnti’. Devo prendere atto che evidentemente altre logiche presiedono le scelte delle candidature. Ho trovato spazi enormi di libertà in questo dialogo con Verdi e Sinistra. Ho avuto una garanzia, che non so se preoccupa qualcuno, continuerò a restare me stesso. Nel 1997 ho depositato il logo del Partito Democratico. Quando dieci anni dopo Walter Veltroni ha dato vita al Partito Democratico l’ho chiamato dicendo: ‘Walter non ti faccio causa per il copyright, perché in politica c’è uno che semina, e uno che raccoglie. I temi di stasera, su pace, giustizia sociale e ambientale, dovrebbero essere i temi del Partito Democratico, però quando poi entrano del dibattito del Partito Democratico, si, però… Lo sostiene una corrente, l’altra corrente per definizione lo contrasta. Credo sia questa la ragione per la quale questa alleanza Verdi e Sinistra non è un’alleanza di scopo, per eleggere qualcuno, ma è un’alleanza di progetto. Non escludo che possa essere utile, un domani, anche al Partito Democratico, per capire che così non si va da nessuna parte”.

 Lilia Ricca

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