Castello di Occhiolà

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Sui tre crinali della collina di Terravecchia è collocato l’antico cinquecentesco abitato di Occhiolà, che si sviluppava lungo un unico asse viario principale di origine medievale, rileva strutture assai semplici, tipiche di un borgo contadino. Non si conosce molto dell’occupazione antica di questa collina, anche se non mancano notizie di strati di frequentazione databili fra l’epoca protostorica e quella ellenistica nella zona in cui sarebbe sorto il primo nucleo del borgo medievale. L’area oggi individuata come Parco Archeologico Comunale di Occhiolà comprende alcuni rilievi in cui le evidenze maggiori sono costituite dalle rovine dell’antico borgo distrutto nel gennaio del 1693 dal terribile sisma che rase al suolo gran parte della Sicilia orientale. Il monumento più importante del Parco è il castello, arroccato sulla parte più settentrionale dell’abitato, in diretto collegamento visivo con le colline di Caltagirone ad ovest e la rupe di Mineo ad est. Del maniero, utilizzato negli anni precedenti il sisma del 1693 come palazzo signorile, allo stato attuale restano in piedi i muri perimetrali del corpo centrale a pianta rettangolare che raggiungono in alcuni punti anche due metri di spessore. A ponente lungo il ripido fianco che volge verso il vallone delle Canne si conservano consistenti porzioni di un potente contrafforte realizzato con blocchi di pietra calcarea perfettamente squadrata. Del castello di Occhiolà, mai indagato in modo sistematico, si hanno poche notizie storiche e risale alla fine del XIII sec. il più antico documento, in cui ricorre per la prima volta il nome di “Alchila”, inviato da re Pietro d’Aragona al Giustiziere del Val di Noto . Nel 1398 il feudo ed il castrum di Occhiolà vengono concessi ai Santapau, signori di Licodia, e rimarranno proprietà della famiglia fino al 1591, quando diverranno possedimenti di Fabrizio Branciforti, principe di Butera, nipote di Antonia, sorella di Francesco Santapau, deceduto senza figli. Nell’area pianeggiante posta a nord-ovest della cosiddetta Chiesa di S. Leonardo, alle pendici sud-orientali di Poggio del Castello è stato scavato un ampio settore di un quartiere residenziale organizzato intorno ad un’imponente cisterna con arcate di sostruzione a conci calcarei di carattere pubblico




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