Un tempo il luogo dove ora sorge Blufi veniva indicato come ‘Malpasso’, poi cominciò a prevalere Belufi e Balufi che troviamo nei documenti più antichi all’incirca dei secoli XV e XVI ed infine, dal XVIII lo troviamo attestato secondo la dizione che oggi ci è nota. Esistono varie ipotesi sull’etimo di Blufi: una di queste considera il nome come una variante di ‘baluf che richiama un’erba medicinale. Questa non è neanche l’ipotesi più peregrina; un’altra infatti sostiene che in ‘blufi’ vi sia una sfumatura semantica che allude all’azzurro del fiume Imera che scorre lì vicino; un’altra ancora infine afferma, con l’autorevole consenso di Pietro Attinasi, che l’etimo sia da individuare nei termini greci ‘boos’ e ‘lofos’ e che quindi ‘blufi’ significhi propriamente ‘colle del bue’. Il comune di Blufi ha una storia molto breve e recente perché fino a poco tempo fa costituiva soltanto una sezione di Petralia Soprana: ottenne l’autonomia il 7 marzo 1972. Blufi è famosa per la presenza del santuario della Madonna dell’Olio, punto costante di riferimento per i pellegrinaggi dei devoti. Nell’antichità una fontana, anch’essa detta ‘dell’olio’ sorgeva lì vicino; a questa si riconoscevano proprietà te-rapeutiche sulle piaghe degli animali e degli uomini ed era per questa ragione frequentatissima. In prossimità si trovava poi un tempio dedicato a Diana Fatalina il cui culto era molto diffuso in Sicilia soprattutto perché si credeva potesse proteggere dalle epidemie. La pianura, infatti, che si trova sotto Blufi, e che è percorsa dal fiume Imera a volte viene indicata dagli abitanti del luogo con il nome antico di ‘Giardini d’Oliva’; Torrente d’Oliva viene detto poi il torrente che scorre nei pressi del santuario, mentre una variante morfologica dello stesso nome indica anche il vecchio mulino vicino il torrente. In prossimità di Blufi sono stati rinvenuti strati archeologici che testimoniano la presenza di antichi insediamenti. |
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