L’ultima gara decisiva: resistere al panico o mollare per sempre lo sport?

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Allenarsi è una cosa, gareggiare un’altra. Un conto è perseguire degli obiettivi con l’esercizio, la lena, la disciplina per mantenere o raggiungere un certo stato di forma fisica ma anche per soddisfare una attitudine personale; un altro è affrontare determinate prove o svolgere delle attività per prepararsi atleticamente a una disputa competitiva.

Oggi mi soffermerò su quei sintomi disturbanti che colpiscono gli atleti che praticano sport agonistici, per esempio, il tiro a volo. Per il Consiglio federale della Fitav (Federazione italiana Tiro a volo) l’età minima per lo svolgimento dell’attività agonistica federale è stata elevata da 10 a 13 anni per entrambi i sessi. Non esiste età massima, purché si abbiano determinati requisiti psicofisici ovviamente.

Molti atleti, a qualunque età, vivono con difficoltà le gare qualora manifestano sintomi quali ansia, attacchi di panico, nervosismo che arrivano a bloccarne i movimenti. Si trovano davanti a un bivio: continuare o smettere? Così sorge una domanda: si può guarire o non c’è nulla da fare?

Prima di gettare la spugna riferirsi a un esperto può rivelarsi un’azione molto astuta perché dietro questi sintomi ci può essere altro. Sicuramente il corpo sta comunicando un messaggio importante che deve essere ascoltato opportunamente: l’individuo si sta sottoponendo a un eccessivo stress che è di ostacolo al benessere globale. Ci possono essere anche ripercussioni nell’ambiente di riferimento e nello svolgimento di altre attività così come, al contrario, magari è proprio la gallina che ha fatto l’uovo. Bisogna, cioè, considerare se l’individuo vive una vita davvero appagante o suppone che lo sia perché i riverberi emotivi di vissuti spiacevoli condizionano negativamente anche la prestazione sportiva. In genere, lo stress vissuto da un atleta è considerato edenico. Tuttavia viene spoliato di questa caratteristica lepida quando insorgono sintomi quali gli attacchi di panico. L’ansia fa parte del gioco, è necessaria ma è una sensazione complessa che se non è più un semplice motore per migliorarsi e vincere diventa un campanello di allarme che avvisa che l’organismo non ce la fa più, è stanco, sta andando in tilt. Sottovalutandolo degenera e si trasforma in tachicardia, fiato corto, problemi respiratori,  paura di morire o di impazzire. Cosa deve fare un individuo sull’orlo di una crisi esistenziale, pur amando alla follia lo sport, gli anni trascorsi guardando un traguardo, perseguendolo, anelandolo, preparandosi per conquidere un cimelio, la prova di essere forti e valenti.

I ginnasti sono abituati a controllare tutto ossessivamente: l’alimentazione, il tempo, i movimenti. Chi pratica il tiro a volo deve colpire un bersaglio nel vuoto da una determinata distanza con un’arma da fuoco. Occorrono precisione, fermezza, vista acuta, concentrazione. In quella frazione di tempo che può durare qualche minuto in cui sono assaliti dalla confusione e dal nervosismo hanno la sensazione di stare perdendo il controllo del proprio corpo. Ecco la parola magica per gli ossessivi: il controllo. La vita è dura. All’inizio tutto scorre facilmente perché non si sente il peso delle responsabilità, dell’età che avanza, della stanchezza. L’atletismo è una cosa seria e quando non è l’unica che appesantisce le giornate non diventa più un momento di rigenerazione, di “cazzeggio impegnativo” ma non si vede l’ora che finisca, piuttosto. Un bisogno inconscio di chi ha gli attacchi di panico è di essere liberi. Molto spesso gli attacchi di panico investono coloro che si subbissano e vengono inabissati di profferte eccessive: deleghe, telefonate, richieste e varie incombenze. Sono individui che vivono la vita che è giusto vivere più che quella che sarebbe su misura loro, non riescono a dire di no, amano essere al centro ma questo ruolo gli costa molti oneri e fatiche che a lungo andare logorano dentro.

Il fine della cura, allora, attraverso una maggiore consapevolezza del proprio corpo, delle proprie emozioni e pensieri, diventa quello di rintracciare quel desiderio inconscio che ha comportato una crisi relativa alla propria immagine o al proprio sistema valoriale. Si tratta di un’opportunità per trovare un nuovo equilibrio adeguato alla fase di vita attuale. Le tecniche elicitarie ed elitarie che io utilizzo sono la floriterapia, tecniche di rilassamento mentale (WILD SYSTEM di cui trovate un accenno in https://www.ilsicilia.it/le-tecniche-wild-system-nel-trattamento-del-d-o-c/) oltre a un esame testologico che consenta la valutazione, il potenziamento, l’analisi e lo svelamento di ciò che ha provocato il disturbo per cui si chiede aiuto.

Laura Valenti
Author: Laura Valenti

Laura Valenti è Psicologa clinica, Scrittrice, Aforista, Artista e Ghost writer e/o correttrice bozze. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche tra cui “Diritti negati” e “La Repubblica”. Cura la rubrica “Liberi Nobili” nel quotidiano online “IlSicilia.it”. Con l’Armando Editore (2007) ha pubblicato il volumetto Per un mondo a misura di adulto e bambino, cui è seguito Come me ( 2008). Entrambi sono patrocinati dall’UNICEF. Nello stesso anno è uscito il romanzo psicologico Ziza (ed. in proprio). Questi ultimi volumi sono i primi di una collana dal titolo Questo non si dice e quello non si fa. Dal 1997 si occupa di Ghost Writing trascrivendo convegni e redigendo per altri articoli, relazioni, discorsi, biografie, libri di medicina, architettura, etc.. È esperta di tecniche di rilassamento mentale (WILDE SYSTEM) e potenziamento cognitivo-affettivo-relazionale con l’ausilio di test psicometrici. Ogni tanto si diletta a creare abiti, scarpe e oggetti/mobili di arredo per la casa e l'ufficio.

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