Il COVID-19 ha stravolto le vite di tutti non solo in senso negativo, però. Come ho scritto in altri articoli su www.ilSicilia.it nella mia rubrica di psicopatologia clinica da me denominata “Liberi Nobili“, gli assertivi e i resilienti hanno potuto sperimentare e mettere alla prova le loro abilità di problem solving, rinforzando l’autostima anche se non il portafoglio. La crisi è stata, dunque, una opportunità per molti ma non per tutti. Non per chi non era sufficientemente equipaggiato, per chi non ha potuto usufruire di aiuti statali, cassa integrazione e ha potuto lavorare da remoto grazie alla filosofia manageriale dello Smart Working.
L’uso della mascherina, per esempio, è un emblema delle trasformazioni in atto. Non sarà mai più come prima, non spaventiamoci per questo, ci adatteremo. In Cina era già in uso ancora prima del diffondersi del virus. Faceva parte di una grammatica interiore per cui se si aveva il raffreddore si indossava in ufficio per rispetto degli altri visto che il contagio dell’influenza avviene oralmente e, per la medesima ragione, si teneva in borsa per proteggersi da eventuali rischi in autobus o per limitare l’esalazione dello smog per le strade. Non si parla che di COVID ma quanti muoiono per l’inquinamento atmosferico? Le due città in testa alla classifica per morti premature a causa dello smog sono Brescia e Bergamo, ma tra le prime dieci troviamo anche Vicenza e Saronno, mentre le città italiane in cui l’inquinamento da NO2 colpisce di più sono Torino (al terzo posto) e Milano (al quinto) [in https://www.greenpeace.org/italy/storia/13004/smog-e-morti-premature-le-citta-italiane-in-testa-alla-classifica-europea/] .
Per quel che mi riguarda, ora che ho scoperto l’esistenza delle mascherine le userò per proteggermi a prescindere dal virus pandemico pure dall’alito pestilente delle persone “ingrasciate” e con scarsa cura della pulizia dentale che girano per strada. La mascherina ormai fa parte della nostra routine. D’altronde io ho previsto un lieto fine ma con la mascherina nei miei disegni profetici la cui esplicazione trovate in https://www.ilsicilia.it/i-disegni-profetici-di-unartista-le-donne-con-la-mascherina-di-laura-valenti-video/ e su You tube in https://www.youtube.com/watch?v=C-BKh6rqJT8.
Com’è la vita sociale e affettiva ai tempi del COVID? Com’è per noi adulti? E come per gli adolescenti o i giovani al di sotto dei 30 anni? Un tempo si poteva pure dire no alle conoscenze virtuali o tramite i social. Oggi, non abbiamo scelta. O così oppure nisba ed è, in ogni caso, difficile. I parchi dove ci si allena sono diventati punti di ritrovo e conoscenza, per esempio. Personalmente andare a pranzo fuori è un lusso che non mi posso permettere perché devo lavorare e ho i miei programmi di allenamento perciò la sera è il momento ideale per conoscere qualcuno ma o si ha una casa in cui incontrarsi oppure farsi una passeggiata diviene l’unico modo. Le restrizioni degli orari, però, limitano molto questi movimenti considerando che uno finisce di lavorare alle 20,30 e deve organizzare la doccia e la piega durante il giorno, costringendo a fatiche, a volte, immani. Il tempo di darsi una sistemata e bisogna vedersi e si ha poco meno di un’ora di autonomia. Questo spinge molti a tentare strade pericolose, tipo mettersi a casa un individuo che non si conosce e ospitarlo fino all’indomani con i propri beni a portata di mano, fra l’altro. Mah! Queste restrizioni se si sta a casa e non si crea assembramento sono assurde, devo dire, non hanno nulla di razionale. Meno male che i politici se ne possono fregare e possono non guardare l’orologio…. La scelta di molti per ovviare a queste costrizioni è quella di convivere e non sempre ci si può permettere casa insieme così adolescenti e “figli di famiglia” si scambiano ospitalità tutto il tempo, obbligando i genitori alla perdita di intimità e privacy, avendo sempre un ospite o più di uno, a casa.
A proposito delle visite al parco e in montagna da parte di chi non ha mai praticato sport io vorrei dire una cosa. Vi rendete conto che ingombrate l’area attrezzata per noi atleti con i vostri pic-pitstop, come li chiamo io, con le vostre sigarette del cazzo, quando ci sono aree della favorita vuote, isolate, deserte? E io atleta sono costretta ad andarmene via perché non c’è più spazio per me e c’è assembramento inopportuno e illegale? Vi pare una cosa corretta da farsi? Prima dove ve ne andavate per i week-end? Mah! Ed ecco che pensate di educare bene i vostri figli consentendogli di gettare nella natura e per le strade i coriandoli, nel tronco di un albero la bottiglia di plastica, le cicche fetide del vostro animo da incivili dappertutto!
Ricordo che nel loro testo del 1999 Maurizio Crispi ed Eugenio Mangia esaminarono le forme che il disagio giovanile aveva assunto in quel periodo, considerandolo “contemporaneo”, quello che, per noi, ora è “passato remoto”. E questa complessità è ancora in divenire, si sta strutturando attraverso variabili, mutanti e polimorfiche, e con l’ibridazione di strumenti e metodi di lavoro completamente diversi dall’epoca, ormai, scorsa. Se la società di ieri era tossicomanica, quella di oggi, generatrice e fomentatrice di solitudine e malocchiffari, di trasmissioni televisive “betabloccanti”, etc., come potremo definirla?
Mettete la cintura di sicurezza e prepariamoci al maccherraggio speriamo in terre migliori, ubertose e ubertevoli!






